Dalle tribù urbane
alle tribù green..
Era da tempo che volevo scrivere degli articoli mirati sulle
varie case di prodotti cosmetici biologici o naturali che provo mensilmente. Spero quindi
che questa serie di articoli possa interessarvi.
La nostra è l’epoca della globalizzazione, della chirurgia
estetica come migliore amica, dei corpi perfetti al primo posto della hit
parade dei nostri desideri, del selfie onnipresente come dimostrazione
dell’essere accettati in questa era basata sul consumismo..
Questa è la nostra
realtà attuale, eppure qualcosa sta cambiando lentamente, qualcosa si
contrappone all’assolutismo della perfezione al silicone e al cibo
confezionato: il ritorno al <<fatto in casa>>, alla voglia di
sporcarsi le mani di farina, alla costante richiesta di ingredienti naturali,
certificati o organici. E ciò sta
avvenendo in tutti i settori, dal food
al make up e persino alla moda.
Abbiamo tutti voglia di natura, di non avvelenarci
inutilmente, di dimenticare il continuo
proliferare di malattie terminali e credo che ci sia anche un inconscio desiderio
di ritornare al passato.
Un passato in cui si respirava l’aria frizzantina e pura a
pieni polmoni, dove i bimbi giocavano nei parchi e si sporcavano di terra e la
nonna li rincorreva per fargli mettere la maglia di lana - lana naturale, non
sintetica ovviamente - .
C’è l’esigenza
di sentire quest’aria frizzantina in piena faccia, anche quando pizzica, di
preparare la nostra pelle a questo, al freddo, al caldo, all’umidità, allo
smog, al passare degli anni, alle rughe che ci fanno da tatuaggio e ci ricordano
di portare i nostri anni con orgoglio perché sono il segno del nostro vissuto.
C’è voglia di sperimentare i sapori e le ricette dei nostri nonni, chi conosce
le giuggiole ad esempio? ! La marmellata di mele cotogne fatta in casa? Chi ha mai visto il tombolo? Chi fa ancora la pasta
fatta in casa con il grano saraceno e soprattutto chi si ricorda che sapore ha?
Proveniamo dalle tribù urbane, dall’industrializzazione, dal
boom economico , dal consumismo bieco, sordo e selvaggio, generazioni che
bevono Coca Cola come non ci fosse un domani, che mangiano nei fast food di
corsa e che si vestono interamente di tessuti sintetici, così sintetici che la
pelle non respira più creando cattivi odori camuffati da profumi chimici di
quelli così potenti da generare emicranie permanenti.
Credo con assoluta certezza che la moda fotografi la realtà,
i momenti storici in cui viviamo, e crei specifiche tendenze rispetto alle
quali il consumatore, in un modo o nell’altro, si offre come ispirazione. La
moda non inventa nulla che noi non offriamo, perché essa va a braccetto con la
storia..
E la storia di questa epoca è lavorare, lavorare, lavorare,
isolarci, e consumare, consumare, consumare, perché dobbiamo produrre,
produrre, produrre. Con i ritmi disumani che ci impongono non abbiamo tempo
materiale per porci alcune domande e siamo così stanchi che il già cotto, già
preparato, già condito è la panacea di tutti i bisogni… Pratico, veloce e non
sporca.
Ci sono stati gli anni 20, 30, 40, 50, 60, 70,80,90 il nuovo millennio, fino ai giorni d’oggi: il 2017.
Come un’attenta spettatrice della mia generazione classe
81\82 non potevo non osservare l’avanzare delle tribù green, tribù di cui
faccio parte anche io. C’è una maggiore
attenzione al pianeta e alle persone. Ormai in ogni famiglia c’è un malato o un
morto di tumore, e questo ha creato nelle persone una maggiore sensibilità a
cosa mangiamo, a cosa indossiamo, a cosa mettiamo sulla nostra faccia, a come
ci laviamo, a come viviamo. Questo è un dato di fatto.
C’è questo luogo comune che la moda non si può conciliare con scelte più ecofriendly, ma lo trovo arcaico come concetto. Come il Diritto ambientale che piano piano sta diventando una materia importantissima nella facoltà di giurisprudenza, così le nuove tecnologie stanno creando linee di moda belle, funzionali e allo stesso etiche e responsabili. Volete un esempio di una stilista d’alta moda che è stata la pioniera di una campagna etica? Stella McCartney.
C’è questo luogo comune che la moda non si può conciliare con scelte più ecofriendly, ma lo trovo arcaico come concetto. Come il Diritto ambientale che piano piano sta diventando una materia importantissima nella facoltà di giurisprudenza, così le nuove tecnologie stanno creando linee di moda belle, funzionali e allo stesso etiche e responsabili. Volete un esempio di una stilista d’alta moda che è stata la pioniera di una campagna etica? Stella McCartney.
Chi non sogna di avere nel proprio armadio la Falabella?!
Non so voi ma io ho ceduto appena è uscita.
Una it-bag rock e glam allo stesso tempo, ha un prezzo
assolutamente non economico, ed è fatta interamente di tessuto e catene. Se
qualcuno mi avesse detto che avrei speso quella cifra considerevole per una
borsa in tessuto l’avrei preso per folle.. Eppure se avessi la possibilità ne
comprerei altre quattro.. L’unico difetto che posso trovarle è nella versione
mini che riempita diventa un salsicciotto, ma nella versione maxi è magnifica
come passepartout per ogni occasione. Eppure
NULLA delle collezioni di Stella McCartney ha origine animale.
Di recente ha
dichiarato che la seta che usa per le sue creazioni è ricavata attraverso un
particolare procedimento che evita di cuocere vivi i bachi. Tecnologia ed
innovazione sono diventati il mantra della stilista, che è stata la prima a
creare un ponte tra il mercato del lusso e la sostenibilità.
Ha creduto nei suoi principi (vegana da sempre) e li ha
portati avanti diventando un brand di lusso al pari di altri mostri sacri della
moda. E’ come se fosse stata la prima nell’impresa titanica di far comunicare
il mercato e il buisness con la coscienza senza la contrapposizione tra etica
ed estetica. Perchè parliamoci chiaro, non tutti comprano immuni dai sensi di
colpa, anzi la nostra generazione si pone il problema di indossare un piumino
d’oca fatto dalle oche spiumate vive .
E chi non lo fa ancora, se lo porrà quando , Dio non voglia, avrà un parente con malattie legate anche all’inquinamento e a come viviamo.
E chi non lo fa ancora, se lo porrà quando , Dio non voglia, avrà un parente con malattie legate anche all’inquinamento e a come viviamo.
Coco Chanel affermava: “la moda non si limita a quel che
indossiamo. La moda è nel cielo, è nella strade, è legata alle idee, al modo in
cui viviamo, a quello che avviene”.
L’amore per la nostra terra si esprime anche con le scelte
dei nostri acquisti. Per me il privilegio è avere la possibilità di sapere cosa
compro, la sua tracciabilità, i suoi componenti; e che la parola trasparenza
diventi di uso comune. In tutti i settori, anche nella cosmetica.
Uno stile di vita “verde” si esprime anche con scelte
cosmetiche “verdi”. Chi fa scelte etiche le fa a 360 ° e questa nuova esigenza
ha fatto sviluppare nuove tecnologie.
Ormai la cosmesi bio, naturale ed ecofriendly è diventata
sempre più efficace ed etica e diventerà sempre più competitiva perché è il
mercato che lo richiede. Dalle tribù urbane ormai molti di noi siamo passati ad
una tribù verde, desiderosi di trattamenti che funzionano, di inci
accettabili, di prodotti non testati
sugli animali, senza glutine, senza siliconi, senza talco e parabeni. Forse siamo un po’ ambiziosi, ma cerchiamo il
Sacro Gral della longevità nella cosmesi naturale e visto che quella chimica
funzionava solo a suon di bisturi non è escluso che ci si riesca un cocktail di
oli ed erbette…
Nel mio piccolo posso dirvi che è dal 2009 che mi sono
avvicinata definitivamente al mondo bio, prima “ronzavo” intorno visto che ho
una mamma molto sensibile al cibo vero sano e naturale, poi con la morte di mio padre ho scelto di
fare acquisti più consapevoli estesi anche ad altri settori.
La mie prime marche di cosmesi bio o naturale furono:
Phit’s, Nour, Tadè, Najel, Coleur Caramel, e parecchi marchi francesi ..Sono
passati anni e tramite il blog, la pagina FB e i gruppi vari ho provato diversi
marchi e molti made in Italy.
Lo dico con orgoglio del made in Italy.
Per tale motivo ho deciso di recensire periodicamente
determinati prodotti che ho avuto la fortuna di ricevere da determinate aziende
italiane. Ovviamente recensirò liberamente soltanto i prodotti che reputo
validi da recensire.
Inizierò questo mese con PuroBio Cosmetics.
Azienda che produce make-up naturali e biologici, made in Italy, che senza utilizzare ingredienti nocivi per la salute o testati sugli animali ha le certificazioni: CCPB, NATRUE, Vegan Ok e Nickel tested.
Mi ha regalato l’intera gamma del suo make up per la sfilata che ho organizzato per il centro antiviolenza Marianne Erize a novembre.
Ho provato su me stessa e sulle modelle che sfilavano tutta la gamma dei loro prodotti, ve ne parlerò nel primo articolo dedicato a questo brand, posso anticiparvi che i trucchi sono durati otto ore intatti ed è un marchio interamente bio. Vi dirò di più, con l'ausilio del loro primer Loose Power applicato anche sopra il rossetto, il make up è durato anche dieci ore. E ribadisco parliamo di un make up interamente bio che di solito non ha la tenuta dei prodotti tadizionali.
Poi parlerò delle new entry Piteraq brand con certificato Vegan OK, i cosmetici hanno come formulazione più del 98% di ingredienti
naturali .
l fondotinta sono molto leggeri e
luminosi,come consistenza e resa, poi hanno un primer uniformante strepitoso,
dona una luminostà molto bella ed è levigante! Mi ha colpita molto. Adatto per tutte le
fasce d'età a mio avviso. Per non parlare dei rossetti che come
prodotti naturali hanno una tenuta che concorre con qualsiasi rossetto
siliconico.
Per concludere vi parlerò del
marchio Veg-up, linea di cosmesi vegana, con CERTIFICAZIONE BHID. La crema Botox-like Cream per me è stata
la svolta, è allo zafferano, vino sangiovese e acido jaluronico. Cercavo una crema che
favorisse il microcircolo contrastando l'invecchiamento cutaneo con
materie prime naturali e pregiate. Che dire, me ne sono innamorata
follemente, l'ho già scritto nella pagina Facebook.
Spero che questi articoli possano esservi utili.
To be continued
Giusy de Gori\Rossetto e Merletto.
Ciao Giusy,
RispondiEliminaho trovato il tuo post veramente interessantissimo, anch'io grazie ad internet mi sono avvicinata a brand sempre più puliti eco-bio fino a diventare fobica della ricerca di tessuti infatti ormai non voglio nulla di sintetico ( anche a fronte del corso di consulente di immagine che ho fatto). Stella McCartney è il mio mito, questo Natale mi hanno regalato la Falabella e i miei occhi sono diventati a cuore, si ammetto che ha un certo prezzo, ma ormai sono dell'idea poche cose ma belle. La stessa filosofia la applico nel mondo del make up e affini e anche nella ricerca di alimenti sempre più sani.Si credo che la nostra generazione sia alla ricerca di un modo meno stressante di vivere, riprendendo Piteraq perchè mi affascinano moltissimo. Baci buona giornata Alex
Concordo, dobbiamo mangiare meglio, cibi semplici e di cui si conosce la provenienza, usare cosmetici "sani" è un segno di coerenza verso il nostro corpo, visto che la pelle è il nostro organo più esteso. Aspetterò le tue recensioni per poter avere più punti di vista ed ampliare le mie scelte consapevoli.
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