15 agosto 2015

Loto d'oro

Quante sono le donne quanto hanno sofferto nei secoli sotto il nome di mode erano solo "barbarie culturali" per sottometterle ....Il loto d'oro, mi ha colpita profondamente , nato per dare l'andatura fluttuante sotto la dinastia dei Qing (1644-1912),comprimevano le dita delle bambine per rendere il piede a forma di mezza luna lungo massimo 7 cm ! Secondo me era un modo per non farle camminare e rendere dipendenti , ma è solo un mio pensiero a voce alta.
Perché questa pratica ebbe modo di diffondersi vi chiederete voi.
 Allora storicamente i piedi piccoli, in Cina, erano divenuti un sinonimo di status sociale benestante o quanto meno lo garantivano. L’uomo apprezzava i piedi piccoli, li trovava erotici ed affascinanti, ed era pronto a pagare un lauto prezzo per una moglie o concubina con questa caratteristica. Ecco perché la pratica si diffuse a macchia d’olio anche fra le classi più povere, chi fasciava i piedi alle figlie garantiva loro un futuro agiato. Le donne con i piedi normali erano destinate a lavorare nei campi, a far le serve ed a restare povere. In sostanza la pratica del Loto d’oro serviva anche a dimostrare la sottomissione e la docilità della donna, la sua tempra contro il dolore e forse anche il coraggio, ma si tratta di una nota secondaria poiché le bambine veniva sottoposte da piccole a questa pratica contro la loro volontà ovviamente. La sottomissione si traduceva in dipendenza e debolezza, sottolineate dall’andatura precaria ed oscillante della donna adulta con piedi da bambina piccola. Impossibilitata ad allontanarsi da casa, soprattutto da sola ed a condurre una vita pubblica, in compenso la donna governava rigidamente la propria casa, dominando sui figli ma soprattutto sulle figlie e sulla nuora. Se si trattava della donna più anziana della famiglia spettava a lei il compito di guidare la fasciatura delle ultime nate.l Loto d’oro era una pratica dolorosa e sovente pericolosa poiché le infezioni erano sempre in agguato e capitava spesso che le donne si ammalassero di setticemia o che i piedi andassero in cancrena.







La tecnica del Loto d’oro consisteva per l’appunto nel fasciare il piede in modo molto stretto, per cui le dita del piede venivano piegate verso la pianta e poi il piede arcuato di modo che la pianta toccasse il tallone ad assumere la forma di una mezzaluna. Il piede veniva quindi cosparso di allume e fasciato saldamente, infine vi veniva posta sopra una pesante pietra in modo che le ossa si rompessero e si saldassero nella nuova posizione. Il procedimento del Loto d’oro durava tutta la vita fra fasciature sempre strettissime e scarpine rigide, ma la fase iniziale della deformazione durava dai 3 ai 10 anni. Il piede fasciato non doveva assolutamente superare i 10 centimetri. Le bambine venivano iniziate alla pratica solitamente verso fra i 2 ed i 7 anni. Naturalmente la bambina dai piedi fasciati iniziava ben presto a ricamare e confezionare le proprie scarpine che andavano a completare il suo corredo di sposa.

L'usanza si diffuse inizialmente fra le classi più facoltose della popolazione, per motivi estetici. Ma presto cambiò significato, diventando simbolo di status sociale: una donna con i piedi fasciati, impossibilitata a svolgere lavori pesanti o rurali, aveva un marito facoltoso. Per questo stesso motivo, la pratica cominciò a diffondersi nelle classi meno abbienti che potevano dare in sposa una figlia ad una famiglia facoltosa, stabilendo legami interfamiliari che aumentavano il prestigio della propria famiglia. Le ragazze povere venivano anche vendute come concubine e il prezzo era legato alle dimensioni e alla perfezione dei piedi. L'usanza era tramandata da madre in figlia. La pratica fu incoraggiata dal Confucianesimo, che vedeva nel Loto d'oro una dimostrazione perfetta di sottomissione della donna all'uomo, che legava le donne molto più delle pratiche di menomazione sessuale diffuse in altre zone del mondo. Le donne con i piedi fasciati erano fisicamente dipendenti dal loro uomo, ed era estremamente difficile allontanarsi dalla propria casa a causa della difficoltà di equilibrio. Alla fine la pratica divenne così popolare che una donna che non aveva i piedi fasciati non aveva speranza di contrarre un buon matrimonio, tra le classi meno agiate era addirittura impossibile sposarsi. Era l'unica cosa che una donna rispettosa, e una madre premurosa, avevano obbligo di pensare. Una buona fasciatura dei piedi sostituiva qualunque altra dote di una donna: garantiva che la sposa avrebbe compiaciuto in ogni modo il marito, pur di non essere ripudiata, era prova di un'alta sopportazione del dolore, era dimostrazione di coraggio, era simbolo di docilità caratteriale.

I piedi così deformati erano coperti da minuscole scarpine lavorate, fabbricate dalla donna per esaltare la forma del piede e per mostrare le sue doti artigianali; erano accuratamente disegnate per evidenziare la forma arcuata ed appuntita del piede. Ogni scarpina era una forma d'arte ed un passaporto della donna. La dimensione del piede, e la struttura della scarpa dicevano tutto ciò che era necessario su di una donna: la sua capacità di sopportare il dolore, le sue abilità casalinghe.
In molti mercatini cinesi si possono tuttora trovare in vendita le scarpine indossabili da chi praticava il Loto d'oro, così piccole da dubitare che non una donna adulta, ma persino una bambina potesse indossarle.
Il piede fasciato, piccolo e a forma di mezzaluna, suscitava un forte impulso erotico negli uomini cinesi, che bramavano toccarlo. Esistevano diverse tecniche di manipolazione e il piede veniva anche portato alla bocca. La punta dei piedi che sporgeva dall'orlo dei pantaloni, spesso sottolineato da un bordo colorato, svolgeva la stessa funzione dei seni in Occidente, stimolando l'immaginazione e partecipando al gioco del mostrare e nascondere.
Le difficoltà di deambulazione costringevano ad un'andatura oscillante, come del resto fanno i tacchi a spillo, e mantenevano i muscoli delle gambe sempre in tensione, modellandole. Gli uomini ritenevano che la diversa andatura stimolasse l'ingrossamento dei muscoli adduttori delle gambe (muscoli che avvicinano le gambe fra loro, chiamati in occidente ''defensor verginitatis'') provocando così un restringimento della vagina.
Tuttavia c'era anche un aspetto tutt'altro che sexy: il piede deformato, senza le belle scarpine, era assai meno piacevole a vedersi, nelle pieghe il sudore e la pelle morta si combinavano a sovrapposizioni batteriche e micotiche. Spesso l'appoggio sbagliato, l'accavallarsi delle dita, la crescita delle unghie, la circolazione inevitabilmente rallentata, causavano ulcere pus e odore molto sgradevole. La cura quotidiana non bastava a prevenire questi inconvenienti. Perciò, sebbene le donne consentissero al marito (e a lui solo) di toccare i loro piedi, mai si sarebbero mostrate in sua presenza prive di calzature o delle fasce.
Promotori dell'abolizione della fasciatura e dell'emancipazione femminile, furono i Taiping, i missionari cristiani, gli intellettuali e tutti coloro che vennero in contatto con la cultura occidentale. Anche i Giapponesi, nella Taiwan occupata, promossero la liberazione della donna, soprattutto al fine di sfruttarne la forza lavoro.
In ultimo, la pratica fu abolita ufficialmente da un decreto imperiale del 1902, ma ci vollero 50 anni affinché la pratica scomparisse gradualmente. Il popolo, infatti, offrì molta resistenza al cambiamento delle usanze. Sorprendentemente, furono soprattutto le donne e gli strati più poveri della popolazione a continuare la pratica, per i suoi vantaggi in ambito sociale. Finalmente nel 1912 furono introdotti 1.915 ispettori per dare multe a chiunque fasciasse i piedi alle figlie. Nel film ''La locanda della Sesta Felicità'' del 1958, si parla di una missionaria laica inglese, interpretata da Ingrid Bergman. La vicenda è ambientata in un piccolo villaggio, allo scoppio della seconda guerra mondiale. Il mandarino locale nomina la donna ''ispettrice pedale'' (sic) e la manda nei villaggi più sperduti per convincere i recalcitranti abitanti a cessare la pratica della deformazione dei piedi.
Quando gli uomini cominciarono a preferire i piedi grandi, per le donne con i piedi fasciati fu una seconda tragedia, perché videro vanificati anni di sofferenze e aspettative. Alcune di loro, le ultime sottoposte a tale pratica, fecero in tempo a fermarsi a metà processo, non fecero il sognato matrimonio nell'alta società, ma se non altro riuscirono ad evitare l'invalidità, potendo lavorare nei campi.
Se il Loto d’oro fu un trauma, la sua scomparsa lo fu ugualmente perchè improvvisamente le donne dai piedi piccoli si ritrovarono sperdute, derise e considerate deformi. Ancora oggi è possibile trovare delle scarpine in miniatura, nei mercati e nei negozi in cui ancora si confezionano per le donne anziane che ancora vivono le conseguenze della pratica del Loto d’oro.
R &M

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