21 febbraio 2017

Dalle tribù urbane alle tribù green.



    Dalle tribù urbane alle tribù green.



Era da tempo che volevo scrivere degli articoli mirati sulle varie case di prodotti cosmetici biologici o naturali che provo mensilmente. Spero quindi che questa serie di articoli possa interessarvi.



La nostra è l’epoca della globalizzazione, della chirurgia estetica come migliore amica, dei corpi perfetti al primo posto della hit parade dei nostri desideri, del selfie onnipresente come dimostrazione dell’essere accettati in questa era basata sul consumismo.. 

 

 

Questa è la nostra realtà attuale, eppure qualcosa sta cambiando lentamente, qualcosa si contrappone all’assolutismo della perfezione al silicone e al cibo confezionato: il ritorno al <<fatto in casa>>, alla voglia di sporcarsi le mani di farina, alla costante richiesta di ingredienti naturali, certificati o organici. E  ciò sta avvenendo  in tutti i settori, dal food al make up e persino alla moda.
Abbiamo tutti voglia di natura, di non avvelenarci inutilmente,  di dimenticare il continuo proliferare di malattie terminali e credo che ci sia anche un inconscio desiderio di ritornare al passato.
Un passato in cui si respirava l’aria frizzantina e pura a pieni polmoni, dove i bimbi giocavano nei parchi e si sporcavano di terra e la nonna li rincorreva per fargli mettere la maglia di lana - lana naturale, non sintetica ovviamente - .




 C’è  l’esigenza di sentire quest’aria frizzantina in piena faccia, anche quando pizzica, di preparare la nostra pelle a questo, al freddo, al caldo, all’umidità, allo smog, al passare degli anni, alle rughe che ci fanno da tatuaggio e ci ricordano di portare i nostri anni con orgoglio perché sono il segno del nostro vissuto.

C’è voglia di sperimentare i sapori e le ricette dei nostri nonni, chi conosce le giuggiole ad esempio? ! La marmellata di mele cotogne fatta in casa? Chi ha mai visto il tombolo? Chi fa ancora la pasta fatta in casa con il grano saraceno e soprattutto chi si ricorda che sapore ha?




Proveniamo dalle tribù urbane, dall’industrializzazione, dal boom economico , dal consumismo bieco, sordo e selvaggio, generazioni che bevono Coca Cola come non ci fosse un domani, che mangiano nei fast food di corsa e che si vestono interamente di tessuti sintetici, così sintetici che la pelle non respira più creando cattivi odori camuffati da profumi chimici di quelli così potenti da generare emicranie permanenti.

Credo con assoluta certezza che la moda fotografi la realtà, i momenti storici in cui viviamo, e crei specifiche tendenze rispetto alle quali il consumatore, in un modo o nell’altro, si offre come ispirazione. La moda non inventa nulla che noi non offriamo, perché essa va a braccetto con la storia..
E la storia di questa epoca è lavorare, lavorare, lavorare, isolarci, e consumare, consumare, consumare, perché dobbiamo produrre, produrre, produrre. Con i ritmi disumani che ci impongono non abbiamo tempo materiale per porci alcune domande e siamo così stanchi che il già cotto, già preparato, già condito è la panacea di tutti i bisogni… Pratico, veloce e non sporca.




Ci sono stati gli anni 20, 30, 40, 50, 60, 70,80,90 il nuovo millennio, fino ai giorni d’oggi: il 2017.
Come un’attenta spettatrice della mia generazione classe 81\82 non potevo non osservare l’avanzare delle tribù green, tribù di cui faccio parte anche io.  C’è una maggiore attenzione al pianeta e alle persone. Ormai in ogni famiglia c’è un malato o un morto di tumore, e questo ha creato nelle persone una maggiore sensibilità a cosa mangiamo, a cosa indossiamo, a cosa mettiamo sulla nostra faccia, a come ci laviamo, a come viviamo. Questo è un dato di fatto.







 C’è questo luogo comune che la moda non si può conciliare con scelte più ecofriendly, ma lo trovo arcaico come concetto. Come il Diritto ambientale che piano piano sta diventando una materia importantissima nella facoltà di giurisprudenza, così le nuove tecnologie stanno creando linee di moda belle, funzionali e allo stesso etiche e responsabili. Volete un esempio di una stilista d’alta moda che è stata la pioniera di una campagna etica? Stella McCartney.


Chi non sogna di avere nel proprio armadio la Falabella?! Non so voi ma io ho ceduto appena è uscita. 
    Falabella Big Tote in Shaggy Deer  - STELLA MCCARTNEY           Falabella Big Tote in Shaggy Deer  - STELLA MCCARTNEY
Una it-bag rock e glam allo stesso tempo, ha un prezzo assolutamente non economico, ed è fatta interamente di tessuto e catene. Se qualcuno mi avesse detto che avrei speso quella cifra considerevole per una borsa in tessuto l’avrei preso per folle.. Eppure se avessi la possibilità ne comprerei altre quattro.. L’unico difetto che posso trovarle è nella versione mini che riempita diventa un salsicciotto, ma nella versione maxi è magnifica come passepartout per ogni occasione.  Eppure NULLA delle collezioni di Stella McCartney ha origine animale. 
Di recente ha dichiarato che la seta che usa per le sue creazioni è ricavata attraverso un particolare procedimento che evita di cuocere vivi i bachi. Tecnologia ed innovazione sono diventati il mantra della stilista, che è stata la prima a creare un ponte tra il mercato del lusso e la sostenibilità.
Ha creduto nei suoi principi (vegana da sempre) e li ha portati avanti diventando un brand di lusso al pari di altri mostri sacri della moda. E’ come se fosse stata la prima nell’impresa titanica di far comunicare il mercato e il buisness con la coscienza senza la contrapposizione tra etica ed estetica. Perchè parliamoci chiaro, non tutti comprano immuni dai sensi di colpa, anzi la nostra generazione si pone il problema di indossare un piumino d’oca fatto dalle oche spiumate vive .




E chi non lo fa ancora, se lo porrà quando , Dio non voglia, avrà un parente con malattie legate anche all’inquinamento e a come viviamo.
Coco Chanel affermava: “la moda non si limita a quel che indossiamo. La moda è nel cielo, è nella strade, è legata alle idee, al modo in cui viviamo, a quello che avviene”.
L’amore per la nostra terra si esprime anche con le scelte dei nostri acquisti. Per me il privilegio è avere la possibilità di sapere cosa compro, la sua tracciabilità, i suoi componenti; e che la parola trasparenza diventi di uso comune. In tutti i settori, anche nella cosmetica.
Uno stile di vita “verde” si esprime anche con scelte cosmetiche “verdi”. Chi fa scelte etiche le fa a 360 ° e questa nuova esigenza ha fatto sviluppare nuove tecnologie.
Ormai la cosmesi bio, naturale ed ecofriendly è diventata sempre più efficace ed etica e diventerà sempre più competitiva perché è il mercato che lo richiede. Dalle tribù urbane ormai molti di noi siamo passati ad una tribù verde, desiderosi di trattamenti che funzionano, di inci accettabili,  di prodotti non testati sugli animali, senza glutine, senza siliconi, senza talco e parabeni.  Forse siamo un po’ ambiziosi, ma cerchiamo il Sacro Gral della longevità nella cosmesi naturale e visto che quella chimica funzionava solo a suon di bisturi non è escluso che ci si riesca un cocktail di oli ed erbette…


Nel mio piccolo posso dirvi che è dal 2009 che mi sono avvicinata definitivamente al mondo bio, prima “ronzavo” intorno visto che ho una mamma molto sensibile al cibo vero sano e naturale,  poi con la morte di mio padre ho scelto di fare acquisti più consapevoli estesi anche ad altri settori.
La mie prime marche di cosmesi bio o naturale furono: Phit’s, Nour, Tadè, Najel, Coleur Caramel, e parecchi marchi francesi ..Sono passati anni e tramite il blog, la pagina FB e i gruppi vari ho provato diversi marchi e molti made in Italy.
Lo dico con orgoglio del made in Italy.
Per tale motivo ho deciso di recensire periodicamente determinati prodotti che ho avuto la fortuna di ricevere da determinate aziende italiane. Ovviamente recensirò liberamente soltanto i prodotti che reputo validi da recensire.
Inizierò questo mese con PuroBio Cosmetics.
Azienda che produce make-up naturali e biologici, made in Italy, che senza utilizzare ingredienti nocivi per la salute o testati sugli animali ha le certificazioni: CCPB, NATRUE, Vegan Ok e Nickel tested.

Mi ha regalato l’intera gamma del suo make up per la sfilata che ho organizzato per il centro antiviolenza Marianne Erize a novembre.
Ho provato su me stessa e sulle modelle che sfilavano tutta la gamma dei loro prodotti, ve ne parlerò nel primo articolo dedicato a questo brand, posso anticiparvi che i trucchi sono durati otto ore intatti ed è un marchio interamente bio. Vi dirò di più, con l'ausilio del loro primer  Loose Power applicato anche sopra il rossetto, il make up è durato anche dieci ore. E ribadisco parliamo di un make up interamente bio che di solito non ha la tenuta dei prodotti tadizionali.















Poi parlerò delle new entry Piteraq brand con certificato Vegan OK, i cosmetici hanno come formulazione più del 98% di ingredienti naturali .
l fondotinta sono molto leggeri e luminosi,come consistenza e resa, poi hanno un primer uniformante strepitoso, dona una luminostà molto bella ed è levigante! Mi ha colpita molto. Adatto per tutte le fasce d'età a mio avviso. Per non parlare dei rossetti che come prodotti naturali hanno una tenuta che concorre con qualsiasi rossetto siliconico.



Per concludere vi parlerò del marchio Veg-up, linea di cosmesi vegana,  con CERTIFICAZIONE BHID. La crema Botox-like Cream  per me è stata la svolta, è allo zafferano, vino sangiovese e acido jaluronico. Cercavo una crema che favorisse il microcircolo contrastando l'invecchiamento cutaneo con materie prime naturali e pregiate. Che dire, me ne sono innamorata follemente, l'ho già scritto nella pagina Facebook.


Spero che questi articoli possano esservi utili.

To be continued
Giusy de Gori\Rossetto e Merletto.

2 commenti:

  1. Ciao Giusy,
    ho trovato il tuo post veramente interessantissimo, anch'io grazie ad internet mi sono avvicinata a brand sempre più puliti eco-bio fino a diventare fobica della ricerca di tessuti infatti ormai non voglio nulla di sintetico ( anche a fronte del corso di consulente di immagine che ho fatto). Stella McCartney è il mio mito, questo Natale mi hanno regalato la Falabella e i miei occhi sono diventati a cuore, si ammetto che ha un certo prezzo, ma ormai sono dell'idea poche cose ma belle. La stessa filosofia la applico nel mondo del make up e affini e anche nella ricerca di alimenti sempre più sani.Si credo che la nostra generazione sia alla ricerca di un modo meno stressante di vivere, riprendendo Piteraq perchè mi affascinano moltissimo. Baci buona giornata Alex

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  2. Concordo, dobbiamo mangiare meglio, cibi semplici e di cui si conosce la provenienza, usare cosmetici "sani" è un segno di coerenza verso il nostro corpo, visto che la pelle è il nostro organo più esteso. Aspetterò le tue recensioni per poter avere più punti di vista ed ampliare le mie scelte consapevoli.

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