23 febbraio 2017

Corsi e ricorsi nella moda!

Corsi e ricorsi nella moda!

L’immagine esercita potere perché rafforza l’identità individuale e collettiva, è ipocrita affermare che l’immagine che diamo di noi stessi non conti… La nostra era è basata sull’immagine.









Nell’attuale società l’immagine e apparenza rappresentano tutto. Il vestiario non serve solo a coprirci, ma tramite esso riusciamo ad esprimere qualcosa di noi stessi.

Molte volte ci fa anche da collante, consentendoci di sentirci accettati in un determinato contesto sociale, oppure, al contrario, fa esprimere la nostra ribellione a certi dettami sociali.



In che modo avviene tutto ciò, chiederete voi?! Beh, o comprando quella determinata marca di vestiti perchè tutti la comprano, o, al contrario, andando contro corrente per distinguersi da quei tutti. Crea anche divari, in quanto l’immagine viene ancora associata ad una precisa classe sociale: vedendo una ragazza con una determinata borsa, vestita in un certo modo, nella testa di molte di si realizza la percezione che sia una “figlia di papà”.


Non si va oltre l’immagine, non si scava nel profondo. Magari quella ragazza nasconde mille disagi e mille lotte, e magari proprio per superarli adotta quel look..
La moda e l’abbigliamento svolgono dalla nascita dell’uomo una funzione sociale. Nel precedente articolo “Dalle tribù urbane alle tribù green”, ho cercato di mettere in evidenza come la moda fotografi la realtà, i momenti storici in cui viviamo, e crei specifiche tendenze rispetto alle quali il consumatore, in un modo o nell’altro, si offre come ispirazione. La moda non inventa nulla che noi non offriamo, perché essa va a braccetto con la storia.
Quella che, a mio avviso, si è persa è la passione e l’autoanalisi per ciò che siamo e non per ciò che vorremmo essere. Si è persa la voglia di valorizzarci, si rincorre come automi la griffe, c’è un pullulare costante di pubblicità, di come dobbiamo essere, di corpi perfetti, di visi non invecchiati dal tempo, di una perfezione finta che nasconde la verità :"L'essere umano è imperfetto" ed è bellissimo nella sua imperfezione. Questo avviene sia a livello estetico sia a livello mentale, si recita una parte non nostra, un continuo accondiscendere ad ipocrisie sociali che poi ci frustrano e ci fanno accumulare aggressività. Non sono una psicologa, tengo a precisare, è soltanto un mio pensiero. Siamo suggestionati da finti miti che hanno plasmato il nostro modo di vederci. 






Il colore è percepito in molte di voi come segno di protesta, o come un voler essere a tutti i costi in un modo. 


Metto il rossetto nude perchè mi escono le labbra carnose, l’abbronzatura nasconde l’età, il rosso dei capelli mi fa sentire una femme fatale, il pantalone di Armani con il logo ben esposto sul posteriore mi regala uno status di persona che conta.


Si è persa quella leggerezza che ci fa prendere poco sul serio, che ci fa giocare con noi stessi, si è smarrita la connessione con la nostra parte “giocherellona”, col fanciullino Pascoliano, abbiamo rinunciato alla voglia di migliorarci per quello che siamo non per quello che vorremo essere solo perchè va di moda quella tipologia di “essere umano”. 




Siamo, in definitiva, diventati delle monadi irrisolte, che si costruiscono realtà parallele fatte di messaggi sbagliati. 


L’armocromia, il metodo Kibbe, il make –up sono strumenti, semplici stumenti, ma in grado di aiutarci a migliorarci esteticamente. Nient’altro. Non carichiamoli di altre “ responsabilità”: viviamoli come “banali” mezzi.
Vivere senza l’ansia legata all’immagine di se stessi. Sarebbe bello eh?! In realtà l’essere umano ha una inesauribile capacità di inventarsi e reinventarsi. La moda oltre le cose sopracitate è una combinazione tra necessità e funzionalità.
Già in epoche preistoriche (neolitico) presso le popolazioni della steppa si è accertato che sia gli uomini che le donne indossavano i pantaloni per cavalcare. Il motivo dell’invenzione dei primi rudimentali pantaloni è evidentemente di ordine pratico e funzionale. Dopo, al contrario, abbiamo aspettato secoli e secoli per introdurre l’uso del pantalone alle donne.
Gian Battista Vico parlava di Corsi e ricorsi storici, ecco pure la moda obbedisce allo stesso meccanismo!
Volete un esempio concreto? Lo posso fare anche abbinandolo al metodo Kibbe.
Le categoria Soft Dramatic, Ethereal e anche in qualche maniera il Natural richiamano visibilmente nello stile gli eleganti drappeggi delle divinità greche e romane, riprese poi dallo stile impero prima nel 1790- 1820 (massimo 1820 perchè poi c’è il ritorno del bustino) e poi dalla moda del 1920 con lo stile Liberty dominante. 











 

Sempre le suddette categorie “Kibbizzate” propongono vistosi gioielli che riecheggiano l’antico Egitto, prevedono come tessuti anche sete cinesi e giapponesi, l’esotica asimmetria del taglio dei modelli medio orientali. Il 1920 riprende la moda dell’antico Egitto non perchè all’improvviso lo stilista del momento (Vionnet e compagnia) si è svegliato una mattina e ha deciso che si sentiva di introdurre nella moda quel preciso periodo storico. C’è un motivo storico e pratico. Nel 1912 fu rinvenuto il busto di Nefertiti, esposto nel museo di Berlino, poi ci fu il ritrovamento della tomba di Tutankamon l’imperatore bambino. Questa scoperta fece scoppiare in Europa l’egittomania. Non è un caso che ci fu il taglio alla garconne, il caschetto nero, gli occhi truccati con lo smokey nero, l’amore per l’esotico etc.. E’ anche vero che coincide con una voglia di indipendenza femminile, ma erano pur sempre gli anni 20.



 Il boom del "woman power" si avrà negli anni 80 quando la donna inizia a lavorare e a fare carriera, quindi non mi sento di associare il taglio alla garconne solo ad un discorso di indipendenza femminile.
Nello stile Natural ritroviamo, ad esempio, le variopinte fantasie diffuse in India e Asia meridionale con il loro tipico dinamismo dei motivi geometrici o antropomorfici delle civiltà pre-colombiane. L’Ethereal, ad esempio, oltre alle epoche già citate si basa sullo stile Medievale e il gotico, è l’emblema dello stile in quanto consente di realizzare un effetto ottico di allungamento. Nel XII secolo la figura umana si verticalizza, secondo i dettami dello stile gotico, concepito per svettare verso il cielo in qualsiasi materia, dall'architettura, all'arte, alla moda.










La scollatura quadrata è molto usata anche nel Rinascimento, così come anche alcune maniche ampie. Anche le maniche pendenti, lunghe tipiche dello stile Ethereal le ritroviamo dal 600d.C al 1440, in tutto il Medio Evo, nell’arte gotica, durante l’umanesimo e fino inizio Rinascimento, ma non oltre. Lo stile gotico viene ripreso dal signor Alexander McQueen vorrei ricordare… 





Molti stilisti contemporanei di fama mondiale si ispiravano ad epoche e stili passati, come Vivienne Westwood, John Galliano, il già citato Alexander McQueen…






 



Cosa significa questo? Significa che gli stili vengono costantemente attualizzati e reinterpretati a seconda dei cicli storici e delle tendenze ricorrenti delle mode. Questa è la base per chi vuole avere un approccio tecnico con la moda, e anche il metodo Kibbe si propone di indicare delle categorie le quali si ispirano ad abiti di determinate epoche storiche.
La categoria Romantic, ad esempio, si fonda sul concetto della visione della donna del 1830-1838, donna a tutto tondo, creatura fragile ed indifesa, regina della casa e del focolare. Esteticamente lo si dimostra con il riemergere del busto del 1681-1720 (piccola parentesi sul busto: era usato nel 1681-1720, poi abolito con Giuseppina Bonaparte che ha introdotto lo stile impero e poi ripreso nel periodo successivo alla caduta di Napoleone I con la Restaurazione).

(Guardate Virginia Oldoini la  Contessa di Castiglione, una delle donne più affascinanti che la storia abbia avuto, è il simbolo della Restaurazione e del periodo di Napoleone III.)





Nulla di nuovo, in realtà, anche sulla storia del corsetto pur se con una piccola variante. Il primo corsetto ha origine antichissima, nasce a Creta tra il 3000 e il 1500 a. C.. Faceva parte della cultura Minoica, in onore del Re Minosse. Le donne cretesi erano le antenate Romantic, vestivano con gonne lunghe a balze, corpetti ricamati e portavano i capelli ricci. Variante: il seno era rigorosamente scoperto… 


Tecnicamente, sempre in riferimento allo stile Romantic, è corretto il periodo storico 1830-1838, perchè troviamo la manica a gigot, il busto, le gonne ampie arricciate fittamente in vita per dare volume, i tessuti floreali, la scollatura a barchetta, le spalle scoperte, il corpetto smerlato, le crinoline.
Ho voluto differenziarli perchè il perido storico che intercorre tra il 1681 e il 1720 nonostante sia il regno del corsetto etc era più estremo come stile, più barocco. 

Prepara l’ascesa di Maria Antonietta che è stata una vera star della moda dell’epoca. 





Anzi lo stile Adrienne da lei introdotto ha voluto rieducare lo stile francese fatto di corsetti costrittivi, abbracciando uno stile di stampo anglofilo basato su modelli molto più semplici e leggeri. Lei era estrema nelle acconciature, nell’esternare la sua personalità, nello spendere cifre considerevoli ma il suo stile era più delicato rispetto agli anni passati. 


Gran personalità fino alla fine. Si presentò al patibolo con una camicia bianca che riuscì a mettere da parte segretamente, con una dignità estrema tale da affermare fino la sua morte esattamente quella che era ovverosia, una donna con un gusto ben preciso, raffinatissima e poco capita, a mio modesto avviso. Pagò di fatto colpe non sue… Antesignana di bellezza ante litteram.
Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, nel 1950 lo stile romantic è stato rimodernizzato e reso attuale da Dior con il suo new look, che ha donato ad ogni donna la possibilità di sognare.















Spero che abbiate gradito questo approccio più storico al metodo Kibbe et similia, vi lascio con una delle mie immagini preferite... Miss Rossella!




A presto Giusy dG per Rossetto e Merletto !

Nessun commento:

Posta un commento